TERAMO – Sono due le inchieste aperte sulla tragedia che ha visto morire il 15enne marocchino Mohamed.
La prima, sull’incidente in mare, condotta dalla procura minorile con il procuratore Roberto Polella, per il coinvolgimento di due minorenni; la seconda, coordinata dal pm Andra De Feis della procura di Teramo, sulla macchina dei soccorsi. Al momento non ci sono indagati, ma è probabile che nelle prossime ore possano esserci le prime iscrizioni. Da quando Said ha raggiunto riva, all’Arlecchino, tutto quello che riferisce, pur nella confusione dello choc, diventa materia decisiva per l’inchiesta che dovrà accertare perchè i soccorsi sono scattati con almeno due ore di ritardo. Lo ha ripetuto più volte: ho detto che non trovavo più il mio amico, ma forse non mi hanno creduto, è la sintesi. Questa fase andrà chiarita necessariamente, così come quella che ha portato in acqua i due minorenni. Nessuno del salvamento si è accorto che stessero contravvenendo alla bandiera rossa? Davanti alla Guardia Costiera sono sfilati ancora ieri altri testimoni della tragica mattinata: le inchieste sono due,
Il racconto di Said. E’ sempre nel racconto di Said, l’amico del cuore, scampato alla tragedia, che rivivono gli ultimi minuti di vita di Mohamed. Il desiderio di una giornata al mare, con un ombrellone in prima fila al Malibù, si è trasformato in una tragedia tra le 11:30 e le 12:30 di lunedì. Con poco più di una ciambella gonfiabile, di quelle utilizzate per i bagnetti a riva per i bimbi, i due amici marocchini hanno sfidato il mare Forza 3 dell’altra mattina. Dopo circa un’ora in acqua, la distanza tra loro e la riva si era fatta considerevole, forse 200 metri, o qualcosa di più. Un’ondata, la prima, è stata spaventosa: il gonfiabile si è ribaltato, sono finiti sott’acqua e per Mohamed, che non sapeva nuotare ed era in precarire condizioni fisiche, si è trattato di uno sforzo indicibile. "Si è aggrappato a me – avrebbe raccontato Said -, ho rischiato di andare a fondo con lui, gridava, era spaventato come me". Secondo quanto avrebbe dichiarato alla Guardia costiera, Said sarebbe riuscito a farlo aggrappare, tranquillizzandolo se possibile, prima di allontanarsi verso riva per chiedere aiuto. Non lo ha visto più, forse inabissatosi per un’altra forte onda sul materassino.
Scherzo del destino, sempre il 24 giugno. Il giovane marocchino Mohamed è scomparso tra i flutti di questo spicchio di mare giuliese tra il Malibù e l’Arlecchino il 24 giugno. E proprio il 24 giugno di cinque anni fa, era il 2014, Ayoub Fathallah, di due anni più grande, anche lui marocchino residente a Campli, speranza del basket farnese, si accasciò in questio stesso tratto d’acqua, per un malore che rese inutili i disperati tentativi di strapparlo alla morte.